Attacco a una missione in Cina
Lo storico del cinema inglese John Barnes definì questo film come “la pellicola spiccatamente più narrativa del cinema inglese fino a quel momento”[1], un’evoluzione che sarebbe stata possibile solo a Brighton e grazie alla scelta dei registi inglesi di girare scene all’aperto, piuttosto che in studio come faceva Georges Méliès, regista che Williamson stimava molto; probabilmente fu un film di Melies, L'affaire Dreyfus del 1899, a ispirarlo.
Attacco a una missione in Cina è basato su una storia vera: la rivolta della società segreta “Boxer” e il loro tentativo di cacciar via stranieri e missionari cristiani dalla Cina, la loro terra natia. Per rendere il film più realistico, Williamson si procurò una casa abbandonata chiamata Ivy Lodge (la stessa in cui girerà Fire!) e la preparò per l’occasione, utilizzando numerosi oggetti di scena come un cartello anglo-cinese con la scritta “Mission Station” e sfondi finti sui quali erano raffigurati colpi di arma da fuoco ed esplosioni.
La novità di questa pellicola consiste soprattutto nell’utilizzo rudimentale del montaggio alternato, ovvero nell’accostamento di azioni che accadono nello stesso momento ma in due luoghi diversi. Vediamo inoltre uno dei primi esempi della tecnica cinematografica del campo-controcampo.
L’ingegnosità di Williamson era decisamente in avanti coi tempi. Il suo lavoro ispirò molti altri registi inglesi e statunitensi come William Haggar, Frank Mottershaw e Edwin S. Porter.
Note:
- Attack on a China Mission – Screenonline ⬆