La vita di un pompiere americano
Nel 1903, Edwin Stanton Porter filma il salvataggio di una donna e di sua figlia da un edificio in fiamme. La vita di un pompiere americano (1902), ispirandosi chiaramente a Fire! di James Williamson, introduce le geniali intuizioni del regista britannico negli Stati Uniti, ampliandone il discorso.
Come il suo collega d’oltreoceano, Porter ci mostra, grazie all’aiuto del montaggio, due punti di vista spaziali differenti: dalla strada e dall’interno della casa, ma anche un compendio delle tecniche cinematografiche dell’epoca, come piani ravvicinati (il dettaglio della mano che aziona l’allarme) e dissolvenze, nonché un minuzioso allestimento registico.
Per aumentare il pathos e conferire ulteriore drammaticità all’azione, Porter decide di alternare realtà e finzione, aprendo il film con la scena di un sogno premonitore (utilizzando la tecnica della doppia esposizione sviluppata da Georges Méliès), gira le scene sia in studio che in esterne, e tenta di conferire maggiore dinamicità all’azione.