La lente della nonna
La lente della nonna (Grandma’s Reading Glass) è un film apparentemente di semplice realizzazione, ma per l’epoca davvero complesso. Innanzitutto per la quantità di inquadrature: 10, che quali si alternano tra l’utilizzo della visuale in soggettiva (con mascherina nera circolare sull’obiettivo, per emulare la lente d’ingrandimento) e un campo medio che mostra la nonna con il nipote intenti a osservare alcuni soggetti. Proprio grazie a questa alternanza, Smith riesce a costruire una connessione logica tra le inquadrature.
Questo film è molto importante per la storia del cinema, in particolare perché è stato il primo in assoluto a presentare l’inquadratura in soggettiva, ovvero una ripresa dal punto di vista di uno dei personaggi. In questo caso il ragazzino passa da personaggio inquadrato a operatore cinematografico. La macchina da presa acquisisce quasi vita nel corpo del ragazzino, diventando un’estensione del suo corpo: i suoi occhi. L’effetto finale è assolutamente sorprendente.
Oltre alla mancanza di un piano narrativo, il limite evidente del film è la resa approssimata delle prospettive. Le scene in primo piano non sono assolutamente proporzionate a come apparirebbero nella realtà. Il ragazzino osserva il canarino e l’occhio della nonna dalla stessa distanza, ma vengono rese in modo totalmente diverso (da vicino l’occhio della nonna e da lontano il canarino).
La lente della nonna è stato anche il primo film a mostrare un gattino sullo schermo. Smith riproporrà il gattino rendendolo protagonista di un altro film che riscosse un notevole successo, Il gattino malato del 1903.