La cleptomane
La cleptomane, è un film di Edwin Stanton Porter del 1905. La pellicola non contiene passaggi tecnicamente memorabili, ma l’utilizzo del montaggio parallelo per enfatizzare la differenza di trattamento della cleptomane benestante, rispetto alla povera madre di due creature sorpresa a rubare per fame, lo rende uno dei migliori esempi di critica sociale degli inizi del novecento.
Nella prima parte del film, viene mostrata una donna ben vestita che prende una carrozza per recarsi a fare acquisti in un negozio. Mentre si trova all’interno, sorpresa a rubare diversi oggetti, viene catturata dai dipendenti del negozio e assicurata alla giustizia. Nella seconda parte, viene mostrata una povera donna che, disperata, ruba un pezzo di pane nella speranza di poter sfamare i suoi due figli.
L’epilogo in tribunale, mostra il processo subito da entrambe le donne e le rispettive punizioni che ciascuna dovrà affrontare. Il film termina con un’iconica dea della giustizia che tiene in mano una bilancia con dei piatti sbilanciati.
Il cinema, nato per intrattenere e stupire, a volte con effetti speciali sbalorditivi quanto assurdi, comincia piano piano a trasformarsi, evolvendosi. La cinepresa diventa uno strumento per catturare le emozioni umane; le immagini in movimento: il mezzo per instillare (ma anche: indurre, manipolare) la riflessione negli spettatori.
Questa estrema manovrabilità delle opere cinematografiche, che piano piano verrà alla luce, sarà decisiva per il destino del cinema. Nei decenni successivi, renderà la settima arte uno dei più straordinari fenomeni culturali e popolari nella storia dell’umanità.